giovedì 8 ottobre 2009

Ascoltare il proprio respiro in silenzio.


Non si può continuare così!
Starsene in un angolo ad ascoltare il proprio respiro è faticoso. C'è troppa confusione comunque intorno. Il cervello elabora ormai ogni dettaglio dell'ambiente circostante. Tutto diventa importante: un mobile, una scarpa, anche solo un semplice contenitore di plastica è degno di osservazione.
A volte, ma solo a volte si riescono a percepire addirittura le pulsazioni del cuore che instancabilmente lavora, e a volte, più raramente proprio qui cessano.
La puzza è minima e almeno per ora sfiora le narici. Gli occhi si chiudono e non puoi fare a meno di immaginare che quado tutto sarà finito sarai una persona diversa.
Molti cercano di scappare, altri rimandano nella speranza di provare un maggiore sollievo successivamente. Sono queste le persone più tristi. Sono quelle che con il loro modo di fare creano un clima arido e tensioni intorno. La nostra società ne è piena e lo sarà per sempre.

Nella fase di non ritorno, le tensioni non servono a nulla. Ormai è tutto è in caduta libera. Le narici si risvegliano e le riesci a sentire. Come un callo tra le mani la puzza la senti forte ora ed è parte di te, ne sei avvolto.
Il desiderio di scappare è forte. Il respiro intanto diventa man mano più regolare e tutto comincia ad avere un senso. Il contenitore che osservavi con così tanta attenzione non è altro che un semplice dopobarba.
Gli occhi e tutti i muscoli del tuo corpo sono finalmente rilassati.
Adesso è certo, puoi dire che hai cagato.

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